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mercoledì 22 maggio 2013

10 cose che mi commuovono sempre

Elenco in ordine sparso delle dieci cose che mi provocano lacrime di gioia ogni volta che la vita me le mette davanti. Sì, lo so, sono un tenerone...

- Un uomo adulto che piange di gioia per qualcosa di importante. Un lavoro dopo tanta disoccupazione, una persona cara che supera un'operazione difficile o, il top, la soddisfazione per qualche traguardo raggiunto dai propri figli.

La foto dei mondiali 2006 era d'obbligo
- Una vittoria sportiva. Che si tratti di un gioco di squadra miliardario, o di un torneo provinciale di corsa nei sacchi, l'esultanza e la gioia di chi vince mi emozionano come la delusione e lo sconforto di chi perde. Se poi il successo rappresenta il traguardo di una vita, penso ai familiari degli sportivi e torno al punto precedente.

- Giovani che aiutano gli anziani e anziani che aiutano i giovani. In tempi di eterno scontro generazionale, di "mandiamo a casa le mummie", quando vedo persone di età ed epoche molto diverse che collaborano non riesco a non avere i brividi. Anche se si tratta di organizzare la sagra della porchetta.

- Gli insegnamenti da insegnanti che non ti aspetti. Per intenderci, l'emblema supremo di questa fonte di lacrime e sorrisi misti è in Forrest Gump, quando Forrest dice a Jenny: "Non sono un uomo intelligente, ma so l'amore che significa".
- Bambini ancora non rovinati dagli adulti. Che si tratti di razzismo, omofobia, egoismo o disinteresse verso gli altri, certe "doti" non sono innate, ma ci vengono inoculate dalla società. E quando vedo un bambino che, banalmente, gioca con un coetaneo "diverso" e uguale allo stesso tempo, senza rendersi conto della piccola rivoluzione che compie, mi scatta immancabile la lacrima sorridente.

Istruzione + Integrazione = Cultura
- Adulti non ancora rovinati dagli adulti. Certe persone riescono a mantenersi pure anche dopo che i denti da latte sono caduti da decenni. La casalinga che sul tram fa le facce buffe al bambino sul passeggino di una donna immigrata, il fornaio che regala una pagnotta al senzatetto, o anche solo la studentessa universitaria che, pur senza avere un soldo, si mette volentieri a parlare con il venditore ambulante di braccialetti.

- Beneficenza estrema da parte di miliardari. I miei amici complottisti diranno che questo prova la mia totale ingenuità, e forse è vero. Ma quando sento storie come quella di Warren Buffet o di Charles Feeney mi viene da pensare che essere ricchi non vuol dire per forza essere stronzi.

- Chi fa un lavoro difficile con gioia. L'insegnante in una scuola di periferia, l'infermiere che si occupa di malati terminali, chi versa mestoli di minestra alla mensa dei poveri o chi dà siringhe sterili ai tossicodipendenti: c'è gente che sente dentro di sé l'esigenza di fare del bene, a prescindere da problemi (molti) e guadagni (pochissimi).

- Vecchie coppie che si baciano o si tengono per mano. Perché due sedicenni che limonano felici (esaminando giornali tipo Lando, direbbe Elio) possono anche dar fastidio, ma due eminenze grige che dimostrano pubblicamente il loro amore sono un'esortazione alla vita.

- Chi ce la fa senza calci in culo. E per farcela non intendo (solo) creare un impero economico da zero (se non altro, perché purtroppo in Italia non ci sono molte opportunità in tal senso), ma vivere la propria vita con coraggio e dignità, superando i millemila ostacoli del destino bastardo porco (cit.) e raggiungendo l'età dei capelli bianchi e della pace dei sensi.

Sì, a questo punto è evidente: mi commuovono le cose che invidio. E va be', me ne farò una ragione.

Claudio Pizzigallo (Pizzi)


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