La distanza tra la scrittura di testi musicali e quella di libri è spesso impercettibile, come nel caso di Vinicio Capossela.
Conosciuto soprattutto come musicista, ha
pubblicato nel 2004 il suo primo romanzo “Non si muore tutte le mattine” e nel
2009 il secondo “In Clandestinità”.
Quest'anno è uscito il suo terzo libro, intitolato “Tefteri.
Il libro dei conti in sospeso”,
omaggio alla sua amata Grecia, già cantata
nell'ultimo album Rebetiko Gymnastas.
Il libro e l'album
godono di vita propria, non sono in alcun modo correlati, come tiene a
precisare l'artista. Dopo l'uscita dell'album, la Grecia ha iniziato a essere
sulla bocca di tutti e Vinicio ha voluto approfondire l'argomento, come a pagare
un suo debito nei confronti del successo che gli ha fruttato l'album.
Il Tefteri è un genere
musicale suonato con il buzuki: tipico strumento orientale che si suona
seguendo i dettami della musica occidentale con richiami alla musica dei
rabdomanti e a quella dei Balcani. Riassume e mescola quindi due mondi
diametralmente opposti. Si tratta di una musica dal tessuto semplice: continuo
ripetersi delle note Re-La-Re. Questa musica è sempre stata ritenuta illecita
dal governo greco in quanto da contestualizzarsi nelle atmosfere prive di tabù
delle taverne, luoghi in cui ci si slaccia l'anima e dove le gerarchie sociali
si disintegrano.
Secondo Capossela il Tefteri è una musica di emarginati ma molto viva, che permette di guardare in alto, di
andare “oltre”. Ed è nata dalla parlata quotidiana quindi non è separata dalla
vita, come mangiare, bere, parlare...
Nel suo libro non si
parla solo della Grecia antica - quindi della mitologia, della storia, delle
radici dell'uomo e delle etimologie - ma anche della Grecia moderna, quella dei
disoccupati. Viene spiegato che il termine “crisi” deriva dal greco “krino” che
significa giudicare, separare: quindi non sempre è da vedersi con un'accezione negativa.
Atene viene descritta
come la città più anarchica d'Europa, dove si respira un'aria euforica e di disperazione
allo stesso tempo.
Salonicco, invece,
viene descritta come il crocicchio di una pluralità di genti e di edifici
signorili ma quasi tutti disabitati. Una città fantasma, eco di strumenti e
facce...
La stesura del libro è
partita dalla raccolta di annotazioni, da discorsi affrontati con la gente o
pezzi di frasi captate per le strade, tra la gente. Le domande che si pone il
musicista-scrittore sono: di che cosa scegliamo di essere fatti? Da che parte
stiamo? Che cosa conta per me?
Domande che è bene si
ponga anche il lettore...
Carlotta Invrea
"Pizzi chi?" è anche su Facebook e Twitter: stacci dentro
"Pizzi chi?" è anche su Facebook e Twitter: stacci dentro
Nessun commento:
Posta un commento